Spina
Etrusca
a villa giulia
Un grande porto
nel Mediterraneo
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 10.11.2023 | 07.04.2024
La Mostra ↓
Le Sezioni ↓
Rasna. Una serie etrusca ↓
Press ↓
La Mostra
Venerdì 10 novembre alle ore 20.00 è stata inaugurata la mostra “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo”, terza e ultima tappa delle celebrazioni per il Centenario della scoperta di Spina, la più importante città etrusca e porto dell’Adriatico scoperta nel 1922 nei pressi di Comacchio.
Adriatico e Tirreno, Spina e Pyrgi, porti strategici che intrecciano le loro vicende con le dibattute origini degli Etruschi. Immaginario mitico e storia condivisa si uniscono quindi e si raccontano attraverso oltre 700 opere in mostra, provenienti da istituti culturali italiani ed esteri, in dialogo con gli oggetti delle collezioni permanenti e dei depositi del Museo.
Il percorso espositivo, coordinato dal direttore del Museo Valentino Nizzo, mira infatti a calare la parabola dei tre secoli in cui visse Spina nel quadro più ampio della storia etrusca e della dialettica che scandì i rapporti culturali, economici e politici delle città e dei popoli che convergevano sul Tirreno e sull’Adriatico: Greci, Fenici, Latini, Celti e gli altri popoli Italici che, come le tessere di un grande mosaico, componevano il quadro etnico della nostra Penisola prima dell’avvento di Roma.
ἐπὶ οἴνοπα πόντον
100 anni
di Spina
Fino al momento della scoperta della città, Spina era poco più di una leggenda, persa nel tempo nonostante diverse fonti letterarie ne avessero testimoniato la grandezza e la fama che la rese, tra la fine del VI e il principio del III secolo a.C., il più importante porto etrusco sull’Adriatico e uno dei più influenti dell’intero Mediterraneo preromano.
Grazie all’avvio dei lavori di bonifica della Valle Trebba e poi agli scavi di Valle Pega, nell’arco di pochi decenni Spina tornava finalmente alla luce con oltre quattromila sepolture per lo più intatte e uno dei più importanti nuclei al mondo di ceramiche di importazione attica.
Le celebrazioni dei cento anni da questa straordinaria scoperta archeologica hanno preso avvio lo scorso anno presso il Museo del Delta Antico di Comacchio con la mostra “Spina 100: dal mito alla scoperta”, per proseguire al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara con l’esposizione “Spina etrusca. Un grande porto nel Mediterraneo”, e chiudersi nello straordinario contesto del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia con un percorso espositivo multimediale, arricchito da opere provenienti da importanti istituzioni italiane ed estere che racconteranno l’eccezionale contributo scientifico che gli scavi di Spina hanno dato alla conoscenza dell’archeologia e della storia del Mediterraneo e mireranno a riannodare i fili della conoscenza attorno agli Etruschi e alle loro relazioni culturali, commerciali e sociali, allargando lo sguardo alle città dell’Etruria tirrenica.
Le Sezioni
Sala 0: La scoperta
Dopo le anticipazioni menzionate la mostra vera e propria comincia dal momento della scoperta di Spina, il 3 aprile del 1922, così come è testimoniata dai suoi protagonisti, attraverso le immagini dei primi scavi e la documentazione redatta sul campo con scrupolo e amore dall’assistente Francesco Proni, i cui appunti originali sono esposti in sala.
Sala 1: Un paesaggio inquieto. Il Delta del Po: ambiente e mito
Le peculiari condizioni ambientali del Delta del Po, l’antico Eridano del mito, hanno determinato al tempo stesso la fortuna e il destino degli uomini che hanno scelto di viverci. È infatti solo grazie alla loro straordinaria perizia idraulica che gli Etruschi hanno saputo domare un paesaggio che si rivela ancora oggi insidioso e soggetto a repentini mutamenti nonostante le sue indiscutibili potenzialità economiche e commerciali. La mostra ne ripropone con video immersivi l’evoluzione a partire dalle grandi mappe del Salone delle carte geografiche del Museo di Ferrara, accostandole ad alcune raffigurazioni dell’immagine di Dedalo, come lo straordinario vaso in bucchero con Dedalo/Taitale e Metaia/Medea da Cerveteri, del 630-620 a.C., e ad alcuni preziosi monili in ambra da Spina.
L’ambientazione nell’area del Delta del mito di Dedalo, il celebre inventore, e della morte di Fetonte e della trasmutazione in pioppi delle sue inconsolabili sorelle, le Eliadi, e in ambra delle loro lacrime, non sono altro che la metafora con la quale i Greci davano sostanza alla realtà storica della sapienza idraulica degli Etruschi nel bonificare un ambiente insidioso, nel quale sin dall’età del Bronzo giungeva dal Baltico la preziosa e ricercatissima resina fossile, nota in greco col nome elektron.
Sala 2: L’Etruria, Spina e il Mediterraneo dal mito alla storia.
La leggenda dell’arrivo dei Pelasgi a Spina e della loro diffusione poi nel resto dell’Etruria fino ad Agylla/Caere costituisce il tramite per il passaggio dall’orizzonte del mito a quello della storia, in una prospettiva nella quale storici come Ellanico, nel V secolo, ipotizzavano che da questi discendessero i Tirreni.
Etruschi e Greci, in particolare Ateniesi, potevano così vantare una comune origine, tale da giustificare agli occhi di questi ultimi i rapporti politici e i comuni interessi economici e commerciali che li legavano.
Da temibili pirati meritevoli di essere mutati da Dioniso in delfini per aver osato rapirlo, gli Etruschi/Tirreni divenivano così partner e interlocutori privilegiati dei Greci, ammessi alla pari di altre città elleniche, nel recinto sacro di Delfi, privilegio che contraddistinse sia Caere che Spina.
L’hydria con il mito della metamorfosi in delfini dei pirati tirreni scelta come immagine simbolo della mostra ritrae con grande efficacia quello che, per tutta la loro storia, gli Etruschi rappresentarono nell’immaginario dei Greci, anche se il loro riscatto avvenne nel segno di Dioniso, come potrebbe attestare la celebre scena di sacrificio raffigurata sull’Hydria Ricci e la loro capacità di competere in tutto il Mediterraneo nella produzione e nel commercio del vino, bevanda civilizzatrice per eccellenza.
Le capacità commerciali degli Etruschi sono ben rappresentate da una inedita selezione di anfore da trasporto dai depositi del Museo di Villa Giulia, confrontate con quelle importate a Spina. La conflittualità e la competizione che segnarono tali rapporti potrebbe essere invece idealmente evocata dalle navi da guerra che solcano il “mare colore del vino” all’interno dell’orlo del celebre dinos realizzato da Exekias all’epoca della terribile battaglia navale di Alalìa che decise le sorti del Mediterraneo nei decenni seguenti.
Eventi come questi, infatti, determinarono la nascita e la fortuna di Spina tra il 530-520 a.C., grazie anche al progressivo spostamento del baricentro commerciale dei rapporti col mondo greco in generale e in particolare con quello ateniese, dal Tirreno all’Adriatico.
Il frammento di un tripode di produzione vulcente consacrato al principio del V secolo a.C. sull’acropoli di Atene (in prestito dal Museo dell’Acropoli), con l’immagine dell’apoteosi di Eracle testimonia molto bene il contesto culturale coevo e non è improbabile che il suo arrivo in Grecia sia stato mediato proprio da Spina.
Una selezione di ceramiche della collezione Castellani attesta, infine, con un colpo d’occhio la cultura materiale che caratterizzò l’Etruria e l’Italia tirrenica dal VII al III secolo a.C.
Sala 3: Vivere in una città porto. Commerci e navigazione
Dopo aver idealmente assistito alla nascita di Spina attraverso un cippo in pietra con l’iscrizione etrusca “mi tular” = “io sono il confine” che ne evoca idealmente l’atto fondativo, secondo la rigorosa prassi rituale che gli Etruschi seguivano nella realizzazione delel loro città, la sala 3 ci introduce finalmente nel vivo delle attività economiche del porto del Delta, facendoci idealmente approdare tra le sue banchine, ricolme di merci e di beni di ogni tipo. La vita nel porto viene immeritamente riproposta tramite la dialettica della suggestione tra antico e contemporaneo, con una grande videoproiezione di 10 m che lo pone a confronto con i più moderni scali commerciali.
Tra i capolavori esposti nella sala spicca la testa di kouros in marmo di Paros del 500 a.C. ca., rinvenuta a Marzabotto, una delle rarissime importazioni di questo tipo rinvenute in Etruria, accostata a ceppi di ancore in marmo da Spina, a una selezione di materiali dalle necropoli di Adria coevi all’epoca della fondazione di Spina e allo straordinario e ricchissimo corredo della tomba 4 C di Valle Pega che mostra la ricchezza e la varietà delle importazioni che continuavano a caratterizzare la vita di Spina ancora alla fine del IV secolo a.C.
Sala 4: La società attraverso le necropoli. Il linguaggio del potere
Il ruolo primario di Spina nell’Adriatico e il rapporto preferenziale intrattenuto con Atene furono possibili grazie alle capacità di una élite egemone la cui ricchezza e adesione ai modelli simbolici ed espressivi della cultura ellenica traspare con straordinaria efficacia da una selezione degli oltre 4000 corredi restituiti dalle sue necropoli, confrontati sia dal punto di vista della loro consistenza che da quello delle loro valenze rituali con una serie di contesti provenienti dal resto dell’Etruria, come la pisside in avorio della Pania da Chiusi (610 a.C. ca.) e la ricca tomba della necropoli di San Cerbone a Populonia, risalente alla fine del IV secolo, in prestito dal Museo di Firenze, oltre a una selezione di reperti significativi dalle raccolte del museo.
Ad accogliere il visitatore sin dall’ingresso nella sala dei Sette Colli è lo straordinario corredo della tomba 18 C di Valle Pega risalente al 430-420 a.C., nella quale al monumentale cratere a volute attico a figure rosse del Pittore di Boreas era associata la celeberrima coppa attica del Pittore di Pentesilea con le imprese di Teseo, la più grande in assoluto a noi nota con i suoi 56,6 cm di diametro, rinvenuta, in base ai resoconti di scavo, “sopra al cratere”.
Nell’adiacente sala di Venere lo sguardo potrà spaziare dalle tombe dei “fondatori” a quelle della famiglia dei Perkna, uno dei gruppi preminenti della tarda Spina, prossima ormai al tramonto della sua potenza, al principio del III secolo a.C.
Sala 5: L’abitato di Spina e il porto “gemello” di Pyrgi sul Tirreno
Dopo aver conosciuto idealmente le attività frenetiche del porto e gli spazi della memoria delle necropoli, nella sala 5 l’esposizione ci porta di nuovo alla scoperta dello spazio dei vivi, alla luce delle più recenti indagini condotte dell’università di Zurigo in sinergia con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e per le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara nell’abitato di Spina.
Protagoniste della sala sono dunque le attività artigianali e produttive, legate allo sfruttamento delle ricche risorse agricole e faunistiche del territorio, all’estrazione del sale o alla lavorazione della ceramica. Sarà così possibile penetrare idealmente nell’intimità delle case, per confrontarle anche attraverso la sfera dei rituali domestici con lo spazio sacro delle sepolture. Una sezione dedicata alle più recenti scoperte effettuate dall’Università Sapienza di Roma su concessione della Soprintendenza di Viterbo nel santuario e nell’abitato di Pyrgi consente un confronto con la realtà del porto “gemello” di Pyrgi quale luogo di confronto, accoglienza e integrazione con lo straniero, offrendo uno squarcio di quella monumentale dimensione cultuale che il visitatore ha avuto già modo di apprezzare nell’allestimento permanente di Villa Giulia e che a Spina sfugge ancora per la mancata individuazione di aree di analoga funzione, che certamente dovevano caratterizzare lo scalo adriatico, conferendogli quella dimensione internazionale che sin dalla nascita doveva competergli.
Alla multiforme varietà etnica della comunità spinetica è dedicata infatti una specifica sezione di approfondimento, nella quale la ricostruzione della società quale traspare dall’analisi dell’abbondante documentazione onomastica attestata epigraficamente può essere agevolmente confrontata con l’analoga varietà degli oggetti importati a Spina.
Sala 6: La cerimonia funebre. I gesti del rito
Attraverso la tradizione la comunità costruisce il proprio legame con il passato. Ciò che si vuole ricordare viene preservato, il resto è destinato all’oblio. La memoria dei defunti e il rituale funebre fanno parte di questo sforzo. Si definisce così uno spazio, quello dei morti, e un tempo, quello del rito, che costituiscono i due pilastri attorno ai quali la morte diventa un momento fondamentale per l’intera comunità e la sua storia.
La sala 6 tenta di ricomporre attraverso un’accurata selezione di oggetti il paesaggio della necropoli, l’organizzazione dei recinti sepolcrali, le modalità di sepoltura e le azioni rituali attraverso i quali la comunità di Spina costruiva ideologicamente e sociologicamente sé stessa celebrando i propri antenati.
Tra i reperti più significativi in esposizione spiccano senza dubbio la coppa con la raffigurazione dell’uccisione di Cassandra a opera di Clitennestra del Pittore di Marlay (430 a.C) o il cratere attico a figure rosse del Pittore di Altamura con una delle più significative scene della nascita di Dioniso (470 a.C.), il dio intorno al quale, come si è visto, ruotava una parte molto significativa dell’immaginario dei Greci e degli Etruschi.
Sala 7: Epilogo: “Spina, che ora è solo un villaggio…”
Una terracotta votiva da Veio con l’immagine di Enea e Anchise in fuga da Troia, risalente alla fine del V secolo, chiude idealmente il percorso, evocando il primo oggetto restituito dalle sabbie di Spina nel 1668 e oggi conservato a Bologna, un terminale di candelabro in bronzo dello stesso periodo e con la medesima rappresentazione del progenitore mitico della latinità. Un modo per terminare idealmente il racconto nel segno di Roma, la cui espansione nel nord della penisola, culminata nel 268 con la fondazione di Rimini, segnò il tramonto dei precedenti assetti territoriali, determinando la lenta fine di Spina e la sua progressiva scomparsa dalla memoria collettiva che, già al tempo dell’imperatore Augusto, si era ridotta a un “piccolo villaggio”, come ricordava Strabone, lontano più di 15 km da quel mare che aveva garantito per quasi tre secoli la sua gloria.
Rasna
Una serie
etrusca
A cura e con Valentino Nizzo
In occasione del Centenario della scoperta di Spina, un video-racconto per capitoli che parte dalla celebre città portuale nel delta del Po allargando poi lo sguardo dalla pianura padana e dall’Adriatico fino al Tirreno e all’intero Mediterraneo.
Un modo per capire attraverso gli Etruschi e gli altri popoli con i quali hanno dialogato, in primis i Greci e poi i Romani, anche una parte fondamentale della nostra attuale storia.
Rasna
Una serie
etrusca
A cura e con Valentino Nizzo
Un modo per capire attraverso gli etruschi e gli altri popoli con i quali hanno dialogato, in primis i Greci e poi i Romani, un pezzo della nostra attuale storia.
In occasione del Centenario della scoperta di Spina, un racconto per capitoli sulla città portuale sul delta del Po allargando lo sguardo dalla pianura padana e dall’Adriatico fino al Tirreno e all’intero Mediterraneo.
La mostra “SPINA100 A VILLA GIULIA. UN GRANDE PORTO NEL MEDITERRANEO” allestita negli spazi del Museo Archeologico Nazionale di Villa Giulia è giunta al termine domenica 7 aprile 2024. Si è concluso quindi il ciclo delle celebrazioni del Centenario della Scoperta della città etrusca di Spina nell’antico delta del Po che si sono articolate a partire da giugno 2022 in tre mostre nelle città di Comacchio, Ferrara e quindi a Roma.
Il video del backstage della Mostra allestita a Villa Giulia vuole dare conto dell’attività necessaria per realizzare una mostra temporanea e con esso si intendono ringraziare tutte le persone a vario titolo coinvolte e soprattutto il Comitato scientifico, che nei video non appare, grazie al quale è stato possibile fare il punto sugli studi etruschi a 100 anni dalla scoperta della città di Spina attraverso l’organizzazione scientifica del materiale esposto e la pubblicazione dei tre cataloghi.
Press
COMUNICATO STAMPA ↓
COLOPHON ↓
LOCANDINA ↓
PROGETTO ESPOSITIVO ↓
SCHEDA TECNICA ↓
PRESENTAZIONE ETRU ↓
RASSEGNA STAMPA ↓
COMUNICATO STAMPA ↓
COLOPHON ↓
LOCANDINA ↓
PROGETTO ESPOSITIVO ↓
SCHEDA TECNICA ↓
PRESENTAZIONE ETRU ↓
RASSEGNA STAMPA ↓
MOSTRA PROMOSSA DA
Direzione Generale Musei
Direttore generale – Massimo Osanna
Comitato promotore delle celebrazioni
per il Centenario della scoperta di Spina
Ministero della Cultura
Direzione Generale Musei
Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna
Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Dipartimento di Storia Culture Civiltà
Università di Zurigo – Dipartimento di Archeologia Classica
Università degli Studi di Ferrara
Regione Emilia-Romagna
Comune di Ferrara
Comune di Comacchio
COMITATO COMPOSTO DA
Massimo Osanna, Direttore generale Musei (Presidente); Giorgio Cozzolino, Direttore regionale Musei Emilia-Romagna; Francesca Tomba, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Giuseppe Sassatelli, Presidente Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici; Elisabetta Govi, Università di Bologna; Stefano Bruni, Università degli Studi di Ferrara; Christoph Reusser, già Università di Zurigo; Alan Fabbri, Sindaco del Comune di Ferrara; Pierluigi Negri, Sindaco del Comune di Comacchio; Mauro Felicori, Assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna
CON LA COLLABORAZIONE DI
Tiziano Trocchi, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara; Sara Campagnari, Funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e per le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Paola Desantis, già Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara; Caterina Cornelio Cassai, già Direttore del Museo Delta Antico (Comacchio)
Comitato scientifico e tecnico-organizzativo
Giuseppe Sassatelli (Presidente), Vincenzo Baldoni, Vincenzo Bellelli, Stefano Bruni, Paola Desantis, Andrea Gaucci, Alessandra Gobbi, Elisabetta Govi, Mario Iozzo, Laura Michetti, Valentino Nizzo, Christoph Reusser, Chiara Pizzirani, Tiziano Trocchi
Prestatori
Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna; Direzione Regionale Musei Toscana; Direzione Regionale Musei Veneto; Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato; Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, Soprintendenza Archeologia Belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza; Museo Archeologico Nazionale di Ferrara; Museo Nazionale Etrusco “Pompeo Aria” e Area Archeologica di Kainua (Marzabotto – BO); Museo Archeologico Nazionale di Adria; Museo Archeologico Nazionale di Firenze; Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia; Antiquarium di Pyrgi (Santa Severa); Museo Delta Antico (Comacchio); Museo Civico Archeologico (Bologna); Accademia dei Concordi (Rovigo), Diocesi di Adria-Rovigo, Seminario Vescovile ‘San Pio X’; Museo delle Antichità Etrusche e Italiche – Polo museale Sapienza (Roma); Museo dell’Acropoli di Atene
MOSTRA ORGANIZZATA DA
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Direttore Valentino Nizzo
Cura e coordinamento
Valentino Nizzo
Testi di sala
Vincenzo Baldoni, Valentina Belfiore, Vincenzo Bellelli, Paola Desantis, Andrea Gaucci, Elisabetta Govi, Mario Iozzo, Valentino Nizzo, Stefano Medas, Laura Michetti, Chiara Pizzirani, Christoph Reusser, Giuseppe Sassatelli, Tiziano Trocchi. Con la collaborazione di: Giorgia Bandini, Alessandro Conti, Laura Sofia di Giorno, Davide Giubileo, Anna Serra, Nicol Tollis, Carlotta Trevisanello
Progetto e direzione artistica
Nicola Nottoli
Progetto degli allestimenti, grafiche e identità VISIVA
MACRO – macchinenarrative (Lucca)
Nicola Nottoli, Arianna Frasca, Flavia Amato, Valeria Sansoni, Livio Carriero
Produzione multimediale
Progetto Katatexilux (Amelia)
Raffaele Carlani, Viola Bucci, Gaia Cannarsa, Elisa Lucarelli, Gabriele Monotti, Sarah Morgan, Aurora Palermo, Filippo Rosati, Alessandra Sarti
Produzione video QR code e WEB
Michbold (Viareggio)
con Maurizio Cinti
Segreteria tecnica organizzativa
e collaborazione all’allestimento
Maria Paola Guidobaldi, Giulia Bison, Alessandra Felletti, Valentina Belfiore, Miriam Lamonaca, Maria Teresa Conventi, Pasquale De Bellis, Stefano Frusone, Samanta Baldini, Claudio Campanella, Annibale De Leo, Paolo Ventura
Realizzazione allestimenti e stampe grafiche
Tosetto Allestimenti (Jesolo)
Adattamento teche dAlla mostra ferrarese
FAAR – Fiorella Allestimenti Restauri (Ravenna)
Sistemi audio-video-LUCI
FP service (Perugia)
Trasporti e movimentazione
Montenovi (Roma)
Traduzioni
Pietro Mazzarol, Erika Milburn, Anna Serra
Assicurazioni
Generali, Mag_Jlt Spa
CATALOGO DELLA MOSTRA
ARA Edizioni (Monteriggioni)
Ufficio Mostre
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Maria Paola Guidobaldi (Responsabile), Giulia Bison e
con Valentina Belfiore
Servizio Conservazione
Revisione conservativa delle opere in mostra
Miriam Lamonaca (Responsabile), Maria Teresa Conventi
Servizi amministrativi
Mila Guazzaroni, Fabrizio Girelli, Laura Binarelli, Cinzia Baragatti
Ufficio Tecnico
Angela Laganà (Responsabile), Francesca Veronica Rubattu,
Silvia Enselmi
Archivio Fotografico e scientifico
Antonietta Simonelli (Responsabile) con Massimiliano Piemonte
Comunicazione e Ufficio stampa istituzionale
Anna Tanzarella (Responsabile), Luca Mazzocco e Francesca Montuori
Servizio di vigilanza
Maria Paola Guidobaldi (Responsabile), Pasquale De Bellis e Patrizia Guglielmotti (Coordinatori) e tutto il personale di vigilanza
Materiale documentario e ricostruzioni grafiche
Museo Archeologico Nazionale di Ferrara; Comune di Comacchio; Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Dipartimento di Storia Culture Civiltà; Università di Zurigo – Dipartimento di Archeologia Classica, Roberto Paolini – Pithos Ancient Reproductions
Crediti fotografici e video
Archivi fotografici: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto di Mauro Benedetti), Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Comune di Comacchio, Ministero della Cultura greco – Museo dell’Acropoli di Atene, Museo Nazionale Atesino – Este, Macro (Lucca), Maurizio Cinti (Ravenna), Katatexilux (Amelia), Teseo Editore (Roma), Massimo Pianigiani, Valeria D’Aquino, Massimiliano Passarelli, Anna Serra, Carlotta Trevisanello, Antonio Gottarelli, Federica Proni, Filippo Guidarelli, Alessandro Bartoletti
Ringraziamenti
Nicholas Chr. Stampolidis, Stamatia Elephteratou, Mariangela Ielo (Museo dell’Acropoli di Atene), Tiziano Trocchi (Museo Archeologico Nazionale di Ferrara), Marco Bruni (Museo Delta Antico – Comacchio), Laura Ruffoni (Comune di Comacchio), Caterina Cornelio, Flavio Enei (Museo del mare e della navigazione antica – Santa Severa), Alessandra Gobbi (Direzione Generale Musei), Benedetta Prosdocimi (Museo Nazionale Atesino – Este),
L’Utile (assistenza impianti elettrici), Maurizio Amoroso,
Vincenzo Cesareo, Massimiliano Stevanin, Stefano Santocchini
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